giovedì 1 ottobre 2009

Il bebé castello

Tatà questa mattina continuava a chiedermi di giocare con lui:
- "mammaaa jochi cum meee" (tra il francese e l'italiano ha cercato quello che c'è in comune e deve aver trovato che sono entrambe lingue latine, donde l'utilizzo della preposizione latina).
Quindi, tra la lavatrice da caricare, la lavapiatti da scaricare e i letti da fare ho preso qualche istante per dedicarmi al mio Nano2 del cuore.
Abbiamo quindi deciso di costruire una casa con i duplo, nella quale subito Tatà ha collocato un letto e una pecora duplo sdraiata sopra ("a pecoa fa 'a nanna, ronffff"), non senza averle dato un bacino e avermela porta perché facessi altrettanto. Poi mi ha detto che voleva costruire un castello, quindi abbiamo preso una piccola piattaforma e gli ho detto:
- facciamo un castello, ma piccolo, perché non c'è tanto posto.
- siii facciamo u' bebé cattello!! (lui pronuncia bébé alla francese, con le due "e" chiuse)
Per lui tutto quello che è piccolo è un bebé.
Perfino i piccoli wurstel da aperitivo si chiamano "salsicce bebé", le carote piccole sono carote bebé, i cani di piccola taglia che vede per strada sono "bebé cane", le matite consumate e quindi corte sono "bebé matita", e una volta ha visto una smart e ha detto che era una "bebé màcchela"! (=bebé macchina).
Tutto quello che è grande invece si chiama papà, e quando ho comprato una bottiglia da due litri di latte fresco gli ho detto che era papà latte e sono riuscita a fargli finire il suo biberon mattutino (sempre inspiegabilmente difficile da ingurgitare fino in fondo nonostante sia un ludro per il resto) solo prospettandogli la possibilità di far vedere a papà latte che lo aveva bevuto tutto. Non poteva deluderlo e ha bevuto tutto d'un fiato per poi andare a bussare sulla porta del frigo (= la casa di papà latte) per fargli vedere la sua prodezza.
Bello il mio bebé bambino!

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